Una raccolta fondi per il legno di Stradivari

Lo chiamano “Il bosco che suona” ed è la Foresta di Paneveggio in Val di Fiemme: il territorio abitato da tantissimi abeti rossi, tra i quali si dice che si aggirasse il liutaio più celebre di tutti i tempi, Antonio Stradivari, per scegliere personalmente il legno con cui costruire i suoi strumenti.

Questi alberi vengono chiamati, da allora, abeti di risonanza: il loro legno è, in effetti, molto particolare, dotato di dotti linfatici stretti e lunghi che conferiscono al suono la stessa enfasi che solo un organo riesce a dare, con le sue canne dritte ed ordinate; una materia prima elastica, capace di trasmettere le vibrazioni come nessun’altra e che, oggi, si ritrova soltato in alberi di 150-250 anni di età.

Tutte contingenze abbastanza uniche e particolari che, con i cambiamenti climatici che stanno interessando la nostra Penisola nell’ultimo periodo, sono improvvisamente diventate a rischio.

Emergenza maltempo

I fortissimi temporali che ha portato questo autunno, si sa, hanno purtroppo distrutto e fatto ingenti danni in moltissimi spazi verdi importanti (e non solo) della nostra Italia: tra questi, anche la sopracitata Foresta di Paneveggio, dove sono letteralmente schiantati al suolo un numero imprecisato di abeti rossi, inclusi i pregiatissimi di risonanza.

Il rischio è altissimo perché, se il legno dovesse restare troppo tempo nell’incuria sul suolo e sottoposto agli agenti atmosferici, rischierebbe non solo muffe e marcio, ma anche di deperire con il susseguirsi delle piogge e, poi, del caldo primaverile ed estivo, restando preda di parassiti, macchie ed altri imprevisti, purtroppo, facili da immaginare. Nessuno strumento potrebbe più venir forgiato con quel prezioso legname ma, al massimo, solo materiali di imballo o legno cippato, di quello ridotto in scaglie ed utilizzato proprio in stufe e caldaie.

Veder bruciare quel pellet (parliamo di circa 1300-1500 metri cubi di legno!) sarebbe decisamente un affronto per i musicisti, pronti a vedervici scolpiti, invece, violini, viole, violoncelli e contrabbassi: da qui è nata un’opera di crowdfunding per cercare di salvare quanto più possibile il legno proveniente da questi alberi.

La campagna di crowdfunding

È stata la ditta Ciresa, operante nel territorio nella lavorazione del legno per strumenti musicali, ad attivarsi insieme all’autorità Forestale e alle istituzioni: l’idea è stata di lanciare una raccolta fondi rivolgendosi ai liutai, proponendo loro di pagare in anticipo acquisti futuri, e ai privati che, coinvolgendo somme dagli 80 ai 300 euro, possano partecipare a questa maxi-operazione di salvataggio, con la certezza che il prestito venga restituito, poi, grazie alle future compravendite maturate dalla materia prima, nell’arco di massimo 3 anni; a testimonianza eterna di questo piccolo gesto, ma tanto grande poiché in grado di cambiare il futuro di questi alberi, sarà donata una tavoletta in legno di risonanza, sagomata a forma di violino, con inciso il proprio nome.

Una gestione trasparente di un piccolo patrimonio che verrà mantenuto in aggiornamento continuo, fino al raggiungimento della quota necessaria, sul sito dell’azienda.

Su YouTube è disponibile anche l’appello che il titolare ha rivolto ai cittadini.

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