Il pellet, come abbiamo avuto più volte modo di vedere, si sta rivelando un’ottima alternativa non solo in quanto a riscaldamento attraverso stufe preposte alla sua combustione, ma anche come alimentazione di caldaie moderne.
Un esempio di questo tipo è arrivato proprio nell’ultimo anno da un antico palazzo del milanese, in cui la vecchia caldaia a gasolio è stata sostituita con un impianto a pellet per una gestione più economica ed in linea con gli obiettivi ambientali.
Ma quanto conviene, effettivamente, virare su questa biomassa in questi contesti e cosa c’è da sapere?
Caldaia a pellet: solo all’esterno degli ambienti domestici
Innanzitutto, una caldaia a pellet, al contrario di una termostufa, non può essere installata internamente: necessita, infatti, di uno spazio dedicato (in genere, un locale) di circa 10 metri quadri per ospitare l’impianto (dispositivo e serbatoio/silos per il pellet).
Inoltre, c’è da considerare che, nel caso di un condominio, si possono arrivare anche a collezionare 2 quintali di pellet per volta, in base alle esigenze relative al numero degli inquilini e alle fasi dei periodi invernali.
In sostanza, una caldaia a pellet può facilmente sostituire un vecchio impianto a gas o a gasolio: basta collegare i tubi preesistenti e montare il serbatoio/silos ed il gioco è fatto, rientrando anche nelle agevolazioni fiscali previste dallo Stato in quanto portatrice di energia “verde”; l’installazione, infatti, rientra di diritto tra gli interventi di ristrutturazione volti ad aumentare l’efficienza energetica di un immobile. Si può anche approfittare di un serbatoio per l’acqua calda supplementare che permetta un bel risparmio di consumi (e di emissioni) per tutta la giornata (tornando utile quando la caldaia è spenta) e collegare il tutto ad impianti di riscaldamento ecologici, per una resa completamente ottimizzata in chiave sostenibile.
Una caldaia a pellet, in questo modo, può arrivare a vantare anche un’autonomia significativa, con l’unico svantaggio – se così possiamo chiamarlo – di aver bisogno di un vano a parte per l’installazione.
La canna fumaria non è obbligatoria
Altra informazione che vale la pena fornire è che la canna fumaria non è assolutamente obbligatoria per montare un impianto del genere (a meno che non sia di grandi dimensioni): questo significa che anche stabili che non ne sono provvisti possono dotarsi di questo tipo di dispositivo sfruttando un sistema chiamato “a tiraggio forzato“; in questo caso, basta un tubo di circa 8 centimetri di diametro per l’espulsione dei fumi verso l’esterno. Lo svantaggio è rappresentato solo dal fatto che, in mancanza di corrente elettrica, la caldaia diventa inutilizzabile.
Tra l’altro, l’evoluzione dei sistemi intelligenti ha anche favorito la possibilità di un controllo da remoto (tramite app comodamente installata sul proprio smartphone) per accendere, ad esempio, la caldaia prima di rientrare a casa oppure modularne a distanza la temperatura.