Pellet di qualità: quali certificazioni esistono

Le certificazioni del pellet rappresentano una garanzia per i consumatori. Assicurano infatti il pieno rispetto di tutti gli standard di qualità previsti dalla legge durante il processo di lavorazione. Le certificazioni però variano a seconda dei diversi paesi, anche se è bene specificare che la provenienza geografica non rappresenta una garanzia di qualità. In seguito cercheremo di capire nello specifico quali sono le principali certificazioni esistenti.

Le principali certificazioni del pellet

Ecco quindi quali sono le principali certificazioni del pellet utilizzate a livello mondiale:

  • ENPlus, utilizzata in Europa e a livello internazionale;
  • ONORM M 7135, utilizzata in Austria;
  • The British BioGen Code of Practice for biofuel, utilizzata in Gran Bretagna;
  • SS 187120, utilizzata in Svezia;
  • SN 166000, utilizzata in Svizzera;
  • DIN 51731 e DIN plus, utilizzate in Germania;
  • Standard Regulations & Standards for Pellets in the US: The PFI, utilizzata negli Stati Uniti.

Il marchio ENplus è senza dubbio il più conosciuto e quello che garantisce una maggiore sicurezza. I pellet con questo marchio infatti sono dotati di tutte le caratteristiche chimico-fisiche che assicurano la massima qualità e il rispetto delle normative in tutte le fasi di produzione, dalla ricerca della materia prima fino alla distribuzione.

La certificazione ENplus è divisa in tre categorie. La prima è ENplus – A1, associata ad un pellet di alta qualità e con un residuo di ceneri minore dello 0,7%, mentre invece la seconda è ENPlus – A2, che certifica una qualità inferiore e un residuo di ceneri minore all’1,5%. L’ultima categoria è EN – B, associata ad un pellet di scarsa qualità, utilizzato esclusivamente a livello industriale.

Infine, è da menzionare anche Pellet Gold, un marchio sviluppato dall’Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL), che si basa sui criteri delle norme dell’UE. In realtà, questa tipologia di marchio non è una vera e propria certificazione, ma si configura più come un’attestazione di qualità a cui possono accedere tutti i prodotti che superano dei test periodici sul contenuto di formaldeide e della radioattività.

Per accedere alle certificazioni, le imprese devono sostenere dei controlli regolari da parte di laboratori specializzati. È bene chiarire però che il marchio di per sé non basta per valutare la qualità. È necessario infatti verificare anche il numero identificativo dell’azienda. Per controllarlo basta guardare il numero formato dal codice del Paese produttore (IT Italia, AT Austria, DE Germania, SI Slovenia, HR Cro-azia, CH Svizzera, USA Stati Uniti, CAN Canada) e le tre cifre. I numeri da 0 a 299 indicano i produttori, quelli oltre 300 indicano invece gli importatori.

Le certificazioni del pellet in Italia

Quali sono invece le certificazioni italiane sul Pellet? In Italia l’associazione di riferimento per le certificazioni è l’AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali). L’associazione sostiene principalmente la certificazione ENplus, ma nel nostro paese sono stati adottati anche altri criteri per certificare la qualità della lavorazione e produzione di biomassa. Tali criteri si rifanno alla certificazione EN plus e sono compresi nelle norme tecniche denominata con la serie UNI EN ISO 17225. Tra queste va menzionata la UNI EN ISO 17225-2, che certifica il pellet derivante dal legno e utilizzato a livello industriale e civile.

 

Lascia un commento