A cura di Eleonora Furlani – Tra i combustibili naturali più diffusi si trovano in commercio il cippato ed il pellet, che appartengono alle biomasse e si ricavano dagli scarti del legno. Ma quali sono le differenze? Il loro processo di lavorazione e combustione prevede un basso grado di emissioni e pertanto, rappresentano una risorsa fondamentale per la difesa dell’ambiente e la sostenibilità. Infatti, bruciare biomassa è meno dannoso per gli effetti, già molto importanti, provocati al clima con la maggior parte delle attività produttive rispetto a bruciare metano, dato che la CO2 emessa è la stessa che la pianta ha assorbito crescendo.
Il cippato ed il pellet rappresentano quindi una valida soluzione per il riscaldamento domestico, in quanto sono combustibili adatti per caldaie e stufe, ma presentano delle differenze come la forma, il calore sviluppato, la produzione, il tipo di utilizzo.
Il cippato consiste di pezzettini di legno ricavati da scarti di segherie o da potature e viene prodotto con la cippatrice, una macchina che trasforma tutti gli scarti della lavorazione del legno in piccole scaglie di diverse misure: il cippato più fine arriva fino a 3 cm di pezzatura e può essere utilizzato per caldaie e stufe, mentre il cippato industriale arriva fino a 6 cm di pezzatura e può essere utilizzato per le industrie.
Ovviamente il materiale legnoso deve essere secco e può sviluppare calore con un valore medio di 4 kWh per Kg. Il suo utilizzo è l’ideale per sistemi centralizzati, in quanto richiedono un grosso silos e un estrattore per lo stoccaggio del materiale. Il cippato risulta più adatto agli impianti a caricamento automatico e a sistemi di riscaldamento a elevata potenza come caldaie condominiali e industriali, sistemi di riscaldamento per scuole, uffici, etc. Il prezzo dipende dal tipo di legname, dall’umidità (più o meno secco) e dal trasporto. Il prezzo mediamente si aggira tra 4 e 7 euro al quintale.
Il pellet viene prodotto con la pressatura della segatura del legno di scarto, essiccato in precedenza e deriva da una lavorazioni industriale effettuata con la pellettatrice, che pressa e taglia il materiale legnoso fino a definire una forma cilindrica con estremità irregolari e una misura standard. Si tratta quindi di un combustibile densificato, facile da trasportare e con una resa di calore sui 4,7 kWh per kg, in base al tipo di legno utilizzato ed alle caratteristiche della stufa. È adatto sia agli impianti a caricamento manuale sia automatico, come stufe e caldaie domestiche ma anche caldaie industriali o grandi impianti di riscaldamento. Il suo prezzo generalmente si aggira sui 30 euro al quintale.
Inoltre per scegliere la tipologia di riscaldamento a biomassa migliore per le proprie esigenze, bisogna capire cosa riscaldare e come lo vogliamo fare: i prodotti ad “aria” permettono, tramite un opportuno sistema di canalizzazione, di diffondere in tutta la casa un calore sano e confortevole in più ambienti, mentre i prodotti ad “acqua” consentono la produzione di acqua calda per i radiatori e l’uso sanitario.
Grazie al recupero degli scarti della lavorazione del legno, sia con il pellet che con il cippato si ottengono due materiali naturali ottimi per il riscaldamento soprattutto domestico, che rispettano l’ambiente grazie alle ridotte emissioni di CO2.