Trattandosi di un prodotto combustibile ricavato da scarti vegetali, il pellet può essere ottenuto non solo da legno, segatura e altri residui legnosi, ma anche attraverso diversi tipi di piante: tra queste, persino quei meravigliosi fiori che inondano i campi estivi per eccellenza, i girasoli.
Sembra, tra l’altro, si tratti di una varietà molto gradita agli italiani: riconoscerla è semplicissimo poiché il colore dei cilindretti combustibili è decisamente più scuro rispetto al solito, andando verso un bruno fumoso intenso. Ma cosa c’è da sapere su questa proposta commerciale e quanto conviene a livello economico ed ambientale?
Il pellet di girasole, un’alternativa allettante
Il pellet di girasole viene ricavato dai semi disoleati (cioè privati delle sostanze oleose) del fiore, sminuzzati e compressi in modo da essere “pellettati”, appunto, proprio come avviene con il legno.
Il prodotto risultante ha un elevato potere calorifico ma un residuo in cenere decisamente superiore rispetto ad altri tipi di biomasse, particolare da tenere presente, ad esempio, in caso si possegga una stufa di piccole dimensioni che potrebbe necessitare di pulizie frequenti e approfondite per scongiurare performance di basso livello o addirittura problemi di clinker: proprio per questo, si consiglia di utilizzare questo tipo di pellet soltanto per alimentare caldaie grandi o stufe di ultima generazione con efficienti sistemi di pulizia dei bracieri.
Il tasso di umidità è di circa l’8%, il valore calorifico di circa 4,55 kW/kg e il costo decisamente conveniente rispetto alle tipologie legnose; inoltre, la resa in fumo è bassissima, poiché i cilindretti sono particolarmente secchi, e non si sprigionano nemmeno cattivi odori che potrebbero disturbare i vicini che utilizzano ancora sistemi di riscaldamento tradizionali o urbani. Insomma, di vantaggi per acquistare il pellet di girasole ce ne sono tantissimi, tenendo conto che, come sempre, gli scarti della combustione sono ottimi concimi riutilizzabili nell’orto o nei vasi delle piante.
I maggiori produttori, attualmente, sono i Paesi dell’Est Europa, la Russia e la Romania.
Questo è l’unico aspetto che rende il prodotto un po’ “inaccessibile” o, comunque, di scarsa reperibilità, anche se produttori e distributori si stanno attrezzando proprio grazie alla domanda che è in crescita esponenziale negli ultimi anni: avere a disposizione più tipologie di biocombustibili, oltretutto, aiuterà a variare l’offerta e ad equilibrare la richiesta.
Il futuro del pellet, insomma, ci appare come una sorta di supermarket della biomassa, dove ognuno potrà acquistare ciò che è più in linea con i suoi desideri e le sue esigenze, avendo l’opportunità di provare e confrontare materie prime diverse per trovare il prodotto ideale, ritagliato intorno al proprio lifestyle.