Il pellet è meglio chiaro o scuro?

Ci siamo ritrovati tante volte a parlare di pellet, qualità e certificazioni: ma è anche vero che c’è un impatto visivo implicito che i consumatori hanno con questo tipo di prodotto.

Trattandosi, infatti, di una biomassa ottenuta da scarti di falegnameria ed altri materiali legnosi, è ovvio che venga da pensare che determinate essenze portino i cilindretti ad assumere determinate colorazioni, più o meno chiare, scure o intense. Sono, anzi, in tanti a ritenere che il pellet chiaro sia il migliore perché apparentemente “più pulito”.

In realtà, il colore non è assolutamente un parametro affidabile o necessario per ponderare i propri acquisti. Questo perché, molto spesso, le sfumature acquisite dipendono quasi esclusivamente dalla lavorazione: ad esempio, se già solo si pensa all’essiccazione, questa viene, in molti casi, ottenuta con un sistema a tamburo rotante, sfruttando l’aumento meccanico di temperatura che, ovviamente, genererà un prodotto finale più scuro; al contrario, i sistemi di essiccazione a basse temperature daranno vita ad un pellet più chiaro, il tutto senza minimamente coinvolgere, quindi, né la qualità, né il residuo finale in cenere, né le particolari essenze legnose coinvolte nel processo.

Le raccomandazioni per scegliere il giusto pellet con cui fare la scorta per l’inverno, quindi, sono sempre le stesse:

  • controllare molto attentamente e con scrupolosità la presenza delle giuste certificazioni;
  • sincerarsi delle essenze migliori in fatto di durata della fiamma e residui (che, altrimenti, potrebbero anche dare problemi alla stufa, alla lunga);
  • scegliere, ove possibile, prodotti italiani e sostenibili, che non intacchino troppo la filiera agronomica food e, soprattutto, che non inquinino indirettamente più di qualunque altro “carburante per il calore” presente sul mercato.

Solo in questo modo potrete essere sicuri di portare a casa un materiale naturale, davvero green e sicuro, in grado di scaldarvi per tutto il tempo che sarà necessario.

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