Energia da biomasse: ecco cos’è

Non se ne parla mai abbastanza: il pianeta ha urgente bisogno di una radicale inversione di marcia per poter offrire, a noi ma soprattutto alle future generazioni, una vita sana, più sicura e degna di essere vissuta.

Ad oggi sono ancora tantissime le risorse energetiche non rinnovabili che vengono sfruttate per alimentare i nostri impianti elettrici, i nostri motori e la nostra stessa industria: bisogna fare di più, molto di più affinché le rinnovabili diventino l’alternativa definitiva e obbligatoria.

Ma, a proposito, cosa si intende per energie rinnovabili?

Si tratta, in sostanza, di tutte quelle energie create grazie a risorse green, come il vento (eolica), l’acqua (idroelettrica) o vegetali e scarti biologici che possono essere sfruttati per creare calore, gas, carburanti ecologici…

Si intuisce, quindi, che tra le tante risorse “buone” a cui appellarsi ne esistono alcune, le biomasse appunto, che sono solide e possono essere ricavate anche in modi semplicissimi, ad esempio riciclando i propri rifiuti della raccolta differenziata dell’umido o bruciando nella stufa o nel camino residui di legna, di segatura etc. Ed è proprio da un concetto di questo tipo che è nato anche il famoso “cippato“, poi anche evoluto in pellet: quei cilindretti composti da scarti di falegnameria e legni vari non trattati che si trasformano in un ottimo combustibile ad impatto zero sull’ambiente la cui cenere può anche essere impiegata per diverse mansioni del quotidiano, dalla concimazione delle piante alla detersione del bucato.

Si capisce, a questo punto, quanto siano davvero grandi e potenti i vantaggi dell’utilizzo di questo tipo di risorse. Scopriamoli più nel dettaglio.

Energia green: tutti i vantaggi

L’energia derivante da biomasse, innanzitutto, ha il grande vantaggio di poter essere impiegata non solo nelle case dei cittadini, ma anche a livello industriale; l’impagabile ritorno in positivo è costituito dalla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili che si traduce nella diminuzione della richiesta, realizzando un vero e proprio cambio di condotta e di gestione della vita sulla Terra.

Ma c’è molto di più: questo tipo di risorse “verdi” sono carbon neutral, cioè non producono anidride carbonica in eccesso durante la trasformazione, conseguenza che, invece, in contesto di carbone o petrolio, deve venire sempre preventivata poiché la CO2, qui, viene espulsa sin dalla prima fase di estrazione del combustibile in quanto rimasta immagazzinata per molto tempo sotto terra. Inoltre, se con altri tipi di risorse c’è il problema della reperibilità, con quelle rinnovabili, come suggerisce la parola stessa, questo inconveniente sparisce poiché si tratta di materie prime che saranno sempre disponibili in abbondanza, pronte per essere riciclate, lavorate e riutilizzate, diminuendo anche la quantità di rifiuti da smaltire e, quindi, contribuendo a tenere il pianeta pulito e le discariche sempre più vuote.

Tutto il lavoro che c’è dietro a questo processo di trasformazione, però, deve anche tener conto di eventuali ed ipotetici svantaggi da conoscere proprio per limarli il più possibile. Quali?

Innanzitutto, la combustione del legno e di altro materiale biologico potrebbe comunque inquinare, ad esempio, se azionata attraverso degli “aiuti” non proprio bio, come diavoline o carta di giornali piena di inchiostro o addirittura cartone plastificato che è assolutamente da evitare per ottenere fumi e ceneri al 100% organici.

Tra l’altro, la critica che più si muove a questo tipo di scelta energetica è il fatto che i campi coltivati a piante appositamente studiate solo per la produzione di cippato e pellet rappresentino spazi, in fondo, sottratti alle coltivazioni alimentari o addirittura che contribuiscono alla deforestazione: una grande richiesta di questo tipo di biomasse, quindi, richiede un altrettanto grande impegno per risolvere questo scenario nella maniera migliore, anche magari realizzando dispositivi e stufe sempre più efficienti che assicurino la maggiore resa in calore con poco prodotto in combustione.

Infine, da vagliare anche il trasporto delle biomasse da un luogo all’altro (durante fasi di import-export che necessiterebbero per forza di cose di autoveicoli e di altri mezzi di trasporto e, quindi, di ulteriori emissioni in atmosfera tramite carburante) e il costo dell’intero processo, dalla raccolta alla lavorazione e alla distribuzione.

Insomma, se da un lato si capisce quanto sia importante educare l’umanità a sfruttare nuove forme di energia, dall’altro appare chiaro quanto sia assolutamente fondamentale partire col piede giusto, ottimizzando l’intera filiera nella maniera più conveniente ed efficace possibile.

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