Cos’è e come funziona la pirolisi?

Una decina di anni fa la Germania fece parlare di sé per aver messo in programma un progetto riguardante un nuovo concetto di carburante per le automobili: i nuovi veicoli, infatti, avrebbero camminato sfruttando l’energia sprigionata… dai rifiuti di cucina!

Questo è proprio un chiaro esempio di pirolisi: un processo di decomposizione termochimica di materiale organico, ottenuto “bruciando senza ossigeno“; in sostanza, l’anossia elimina la produzione di composti gassosi ossidati, scindendo direttamente i legami chimici in molecole più semplici. Un processo che si conosce già da tantissimi anni e che, forse, non viene ancora utilizzato, nella nostra società, al massimo della sua potenzialità: d’altro canto, prima del 1925, la pirolisi del legno è stata la fonte principale di metanolo!

Il processo

Quando la materia prima è costituita da rifiuti, si utilizzano, in genere, temperature comprese tra i 400 e gli 800°C per passare dallo stato solido a quello liquido e/o gassoso, con l’intenzione di impiegare, poi, quanto ottenuto nel campo dei combustibili, dei carburanti o, comunque, per compiere nuove trasformazioni successive con altri scopi.

Inoltre, nulla viene sprecato perché persino il residuo carbonioso solido che si ottiene in ritorno può essere raffinato e diventare, tra le altre cose, carbone attivo.

A seconda del risultato finale che si vuole ottenere, è possibile attuare pirolisi di differenti tipi e gradi ma, secondo gli esperti, si è ancora molto lontani dal riucire a realizzare prodotti qualitativamente forti da inserire, ad esempio, nei motori a diesel; di qui le polemiche e i nuovi studi che si sono succeduti negli ultimi anni. Di certo, comunque, si è appurato che siano favoriti, almeno per il momento, soprattutto gli impianti di grande taglia.

Applicazioni

Tuttavia, troviamo un impiego della pirolisi diretta in molte apparecchiature, come le caldaie, in cui avviene anche uno scambio di calore tra i gas di combustione ed i fluidi di processo.

Anche a livello agricolo ci sono diversi buoni motivi per rifarsi alla pirolisi, riciclando legname, paglie di cereali, residui di raccolta di legumi secchi o legnosi di potatura (piante da frutto o forestali) e persino agro-alimentari, finendo anche a piante di diversi tipi (ad esempio quelle da fibra tessile).

Naturalmente, rifarsi all’utilizzo di caldaie a pirolisi è più oneroso, ma ci sono degli infiniti vantaggi, in ritorno, in quanto ad emissioni e sostenibilità, con un importante ed elevato rendimento di combustione.

Addirittura, ci sono anche impianti che funzionano a partire dalla plastica!

Un altro impiego che sta vedendo protagonista questo processo è quello relativo alla produzione di biocarburanti di seconda generazione. Partendo da biomassa vegetale (enormi quantità, ed è questo il problema), infatti, si riesce ad ottenere dell’olio combustibile.

Proprio in Germania si sta lavorando per una resa finale in combustibile diesel, idrogeno e metanolo.

Non resta che restare aggiornati per capire come e se questo tipo di procedimento possa cambiare, per sempre ed in meglio, il mondo dei carburanti, dell’energia ed anche il conseguente impatto ambientale.

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