Conto Termico 2018: scopri come risparmiare

Con l’imminente arrivo dell’autunno sono tantissimi gli italiani che stanno raccogliendo informazioni per l’acquisto di una stufa a legna o a pellet: si tratta di una nuova, ma antica, frontiera del riscaldamento che promette di non inquinare, di far risparmiare e, perché no, anche di ricreare un’atmosfera diversa in casa.

Per qualcuno, però, il vero problema consiste nella spesa iniziale da affrontare che, per quanto si riveli, già dai primissimi anni, un vero e proprio investimento (il pellet permette di risparmiare circa il 60% rispetto al gas metano), contempla un totale in denaro abbastanza cospicuo, se si pensa non solo al dispositivo in sé, ma anche ai costi per l’installazione.

Proprio per questo, fa comodo tenere presenti tutte quelle normative che prevedono un rimborso legato all’introduzione di queste stufe in casa.

#1. Ristrutturazione

Come molti sapranno, quando si effettuano dei lavori di ristrutturazione è possibile approfittare di incentivi statali che coprono fino al 50% della spesa totale: proprio per questo, nel caso in cui, tra i vari lavori da eseguire, compaiano anche quelli relativi all’installazione di una stufa a biomassa, è possibile far rientrare il costo nel bilancio per detrarne, appunto, una parte.

#2. Ecobonus

In alternativa è possibile approfittare degli Ecobonus, che consentono di detrarre dalla spesa di acquisto fino al 65% a patto che l’installazione sia certificata da un perito o da un tecnico abilitato come un intervento di miglioramento della prestazione energetica della propria abitazione: insomma, si deve poter dimostrare che tutto è stato fatto con l’intenzione di essere più ecologici.

#3. Conto Termico 2.0

Altro tassello da considerare in questo puzzle di risparmi potenziali è il Conto Termico 2.0, il cui ruolo è incentivare la produzione di energia termica da fonti rinnovabili.

Anche in questo caso si può ottenere fino al 65% del rimborso sull’acquisto, entro soli 3 mesi dal montaggio, rispettando alcuni requisiti di base; la nuova stufa, infatti:

  • deve essere sostitutiva di un impianto/sistema di riscaldamento obsoleto (ad alte emissioni);
  • non può superare di oltre il 10% la potenza del vecchio sistema di riscaldamento.

Il secondo punto si rifà alla questione “esigenze”: una stufa troppo più performante di quella precedente potrebbe implicare un aumento in componenti del nucleo familiare o una nuova casa con una metratura maggiorata, per fare due esempi.

Proprio per questo, il Conto Termico non “scompare”, in questi casi, ma può essere erogato previa compilazione di un documento, rilasciato da personale qualificato, che attesti proprio la necessità di un maggior fabbisogno energetico per riscaldare l’abitazione (e/o la propria famiglia).

Ma come calcolare la somma recuperabile nel proprio caso specifico?

Innanzitutto va sottolineato che l’accredito avviene in soluzione unica soltanto se si rientra nei 5000 euro; per cifre superiori si prevedono due rate annuali.

Per quanto riguarda la percentuale di rimborso spese, molto dipende dalla zona climatica e dalle caratteristiche (potenza ed emissioni) della stufa installata: in particolare, l’Italia viene considerata suddivisa in 6 zone, dalla A alla F, in quanto a consumi di energia elettrica e gas, nelle quali gli sgravi saranno maggiori, ovviamente, nei casi di consumi più alti.

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