Come scegliere il pellet? Guida per non rovinare la stufa

conservare il pellet

Una persona che non si è mai approcciata all’acquisto di pellet, potrebbe trovarsi facilmente confusa dall’offerta così vasta ed eterogenea offerta dal mercato. Una delle preferenze dei consumatori è quella di preferire, quando non si hanno ulteriori strumenti di valutazione, il prodotto più economico. Ma come in altri casi, anche per il pellet questa scelta può ritornare indietro come un boomerang. Non tanto e non solo per un risultato scadente, ma perché un prodotto scadente può risultare deleterio per la stufa.

Infatti è assai probabile riscontrare questo tipo di problematiche:

  1. Braciere intasato a seguito di una cattiva combustione: in questo modo si perderà il corretto funzionamento di uno dei principali vantaggi della stufa a pellet ossia la riaccensione automatica.
  2. Scarse prestazioni: come è facile intuire, un prodotto di pessima qualità darà uno scarso risultato poiché un pellet estremamente economico avrà un basso potere calorifico e questo, ovviamente, determinerà una capacità inferiore di sviluppare calore da parte dello strumento. Questo ci porterà ad aumentare la potenza della stufa, bruciando ancora più prodotto e vanificando il risparmio iniziale
  3. Formazione di creosoto: l’umidità e la ricchezza di resine che è facile trovare in pellet di bassa qualità. Facilita, durante la combustione, di un un residuo viscoso simile al catrame che si attacca all’interno della stufa e della canna fumaria. Questa sostanza è difficile da rimuovere quando si pulisce il prodotto, ne svilisce la potenza, ma soprattutto è infiammabile ed aumenta il rischio di incendi.

Etichetta

Per capire quando parliamo di un buon prodotto di pellet (a prescindere dal costo), dobbiamo imparare a leggere l’etichetta. Ad esempio sull’etichetta sarà sicuramente indicato il tipo di legno utilizzato per la creazione del combustibile.

  1. Legno utilizzato: di norma i più usati sono faggio e abete. Le quali hanno caratteristiche diverse ma sono ottimi entrambi per la combustione. Ciò che conta e che si tratti in entrambi casi di legno vergine con trattamento di tipo meccanico e non chimico, come vernici o colle, le quali quando bruciate potrebbero essere tossiche all’inalazione.
  2. Dimensione: per ciò che riguarda la dimensione, il diametro ideale dei cilindretti dovrebbe aggirarsi intorno ai 6, 8 mm.
  3. Potere calorifico; questa voce sta ad indicare  l’energia ricavata dalla combustione di una data massa di pellet. All’aumentare della cifra, aumenterà, in proporzione l’efficienza del prodotto e dunque della sua capacità, una volta bruciato, di produrre calore. Una cifra più alta significherà un prodotto migliore. A questo proposito, si consiglia di selezionare prodotti con valori compresi fra 4,5 e 4,8 kWh/kg.
  4. Residui di cenere: il valore relativo ai residui di cenere indica invece la misura in cui il pellet, bruciando, sporca l’interno della stufa. Di conseguenza, a differenza del parametro del potere calorifico, bisognerà scegliere un prodotto con in etichetta un valore basso. Più la percentuale di residuo fisso è bassamigliore sarà la combustione.
  5. Umidità: all’aumentare del livello di umidità del pellet, diminurà il suo potere calorifico, in più sporcherà l’interno della camera di combustione. Si consiglia di preferire un prodotto con un tasso di umidità che non superi l’8%.

ENPLUS è la certificazione più diffusa perché prende in considerazione la qualità del prodotto, la tracciabilità e il suo ciclo di vita. Prevede una scala gerarchica di qualità, suddivisa in 3 categorie:

  • A1 per il pellet più pregiato e contenuto di ceneri massimo pari allo 0,7%
  • A2 per pellet di seconda scelta (qualità media) e contenuto di ceneri fino all’1,2%
  • B per pellet di qualità inferiore con contenuto di ceneri fino 2%

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